Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli il 7 dicembre 1598. Il Bernini assiste al succedersi di molti pontefici, con i quali riesce quasi sempre a intrattenere relazioni più che favorevoli, tanto da diventare l’artista più ricercato e stimato della sua epoca. Bernini fu principalmente uno scultore, proprio come gli altri artisti rinascimentali, era multidisciplinare, lavorò molto come architetto, pittore, scenografo, commediografo e disegnatore. Nel 1606 la famiglia fa ritorno a Roma. Gian Lorenzo si forma alla bottega del padre e con lui realizza i suoi primi lavori. Le opere del Bernini definiscono la sua personalità, forte degli insegnamenti del padre ma nello stesso tempo innovatore dello spirito di tutta una generazione.
Tra le sue opere principali di questo periodo vi sono l' Apollo e Dafne e il David. A differenza dei David di Michelangelo e Donatello, Bernini s'interessa al momento di massimo dinamismo, quando l'energia esplode e si fa manifesta nel tendersi dei muscoli, nella violenta torsione a spirale del busto e nella fierezza del volto. Nell’arte del Bernini esiste una presenza di fantasia e classicità, del tutto nuova alle convenzioni del classicismo.
Piazza San Pietro
La realizzazione del Colonnato di San Pietro, vero e proprio intervento urbanistico che investe la sistemazione della grande piazza ma anche dell’intero quartiere, è commissionata all’artista nel 1657 e si conclude nel 1667. La struttura del colonnato rispecchia l’accoglienza della Chiesa universale. Vista dall’alto, la struttura del colonnato ha una forma di un grande ellisse il cui asse maggiore è disposto in senso trasversale rispetto alla facciata. Il colonnato si compone di 284 colonne e di 88 pilastri, sormontati entrambi da capitelli tuscanici disposti su quattro file, conclusi da un architrave, una cornice marmorea e una copertura a capanna. Sulla copertura è collocata una balaustra sulla quale sono poste 162 monumentali statue di santi. Il colonnato inquadra la successiva piazza trapezoidale e, nel percorso verso la chiesa, offre molteplicità di suggestioni visive. Percorrendo lo spazio oltre l’ellisse, si coglie improvvisamente la grandezza della basilica. La scelta, di unire lo spazio della piazza alla facciata con due lati non paralleli, fu un’altra intuizione geniale. Bernini, molto attento agli effetti di percezione visiva, e ben conoscendo le leggi della prospettiva ottica, facendo convergere questi due lati di raccordo riesce a produrre la sensazione che la facciata della basilica si avvicini alla piazza. In questo modo si rinnova la capacità illusionistica dell’arte barocca, capace di sfruttare tutti gli espedienti per ottenere il risultato più scenografico e spettacolare possibile.
Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale
Nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, Bernini sceglie una pianta ellittica e dispone all’entrata e l’altare maggiore lungo l’asse più breve dell’ellisse per creare un imponente effetto di dilatazione del vano interno. Lo spazio si estende tutt’intorno ed è reso dinamico dal ritmo serrato dei pilastri e delle lesene, dalla disposizione radiale delle cappelle archi-voltate e dalla trabeazione continua e sporgente, che permette di proiettare la forma della pianta alla base della cupola. L’altare maggiore è incorniciato da colonne marmoree e frontone curvilineo. Le due absidi laterali non sono occupate da cappelle ma da elementi di sostegno, così da spingere lo sguardo direttamente sull'altare maggiore. La piccola cupola è decorata da cassettoni dorati e le pareti sono ricoperte da preziosi marmi mischi. La cupola riprende la forma ellittica, come anche la lanterna, è inondata di luce e percorsa da costoloni che si allargano verso il basso, suggerendo l'immagine di un sole. Anche nella facciata l’architettura della chiesa riprende la stessa concezione dinamica sviluppata all’interno. Le due ali del sagrato nel progetto di Bernini si protendevano maggiormente verso il palazzo del Quirinale, dando quell'effetto barocco, già sperimentato con il colonnato di piazza San Pietro. Un'originale interpretazione del motivo classico è rappresentato dalle due colonne del pronao, impostate su un'inedita base triangolare e ornate di capitelli ionici con motivo di festoni, che si riferisce alle decorazioni presenti sulla cupola. All'immagine del divino e dell'infinito espresso dall'architettura concorre anche il colore, di forte valenza simbolica e la decorazione scultorea realizzata in stucco, che viene intesa da Bernini come parte integrante dell'opera.
Palazzo Barberini
Palazzo Barberini è un palazzo di Roma che ospita parte dell'importante Galleria Nazionale d'Arte Antica e l'Istituto Italiano di Numismatica.Il palazzo venne realizzato tra il 1625 e il 1633. Fu ampliato durante il Barocco il precedente edificio della famiglia Sforza creando una struttura ad acca, caratterizzata da uno atrio a ninfeo.
Autore del progetto è l'anziano Carlo Maderno, coadiuvato da Francesco Borromini.Dopo la morte di Maderno il cantiere passa dal 1629 sotto la direzione di Bernini sempre con la collaborazione di Francesco Borromini, cui si devono numerosi particolari costruttivi e decorativi quali l'elegante scala elicoidale nell'ala ovest del palazzo.Il progetto di Carlo Maderno prevedeva in origine di inglobare il preesistente palazzo Sforza secondo il classico schema di palazzo rinascimentale, ovvero costituito un blocco quadrangolare con uno spazio centrale cinto da arcate (un po' come le domus romane).L'esempio fu la Villa Farnesina costruita da Baldassarre Peruzzi tra il 1509 e il 1510, soprattutto per l'impostazione a ferro di cavallo della pianta.La facciata è formata da sette campate che si ripetono su tre piani di arcate sostenute da colonne rappresentanti i tre stili classici (dorico, ionico e corinzio). Tramite le arcate più basse si accede al piano terra entrando in un ampio atrio ellittico fiancheggiato da due scale nei lati e nel quale, centralmente si apre una scala che porta ai giardini, posti ad un livello più alto del piano terra.
Autore del progetto è l'anziano Carlo Maderno, coadiuvato da Francesco Borromini.Dopo la morte di Maderno il cantiere passa dal 1629 sotto la direzione di Bernini sempre con la collaborazione di Francesco Borromini, cui si devono numerosi particolari costruttivi e decorativi quali l'elegante scala elicoidale nell'ala ovest del palazzo.Il progetto di Carlo Maderno prevedeva in origine di inglobare il preesistente palazzo Sforza secondo il classico schema di palazzo rinascimentale, ovvero costituito un blocco quadrangolare con uno spazio centrale cinto da arcate (un po' come le domus romane).L'esempio fu la Villa Farnesina costruita da Baldassarre Peruzzi tra il 1509 e il 1510, soprattutto per l'impostazione a ferro di cavallo della pianta.La facciata è formata da sette campate che si ripetono su tre piani di arcate sostenute da colonne rappresentanti i tre stili classici (dorico, ionico e corinzio). Tramite le arcate più basse si accede al piano terra entrando in un ampio atrio ellittico fiancheggiato da due scale nei lati e nel quale, centralmente si apre una scala che porta ai giardini, posti ad un livello più alto del piano terra.
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